Ciao a tutti!
Oggi vi propongo questa versione di Gellio, che abbiamo tradotto in classe:
Valerio Corvino
Valerio Massimo, sotto il
consolato di Lucio Furio e Claudio Appio, diventa tribuno militare mentre
le
grandi truppe dei Galli invadono l’agro Pontino. Il comandante dei Galli,
guardandosi intorno e guardando dall’alto verso il basso tutte le cose con
disprezzo e superbia, ordina di avanzare ed avvicinarsi, se qualcuno in tutto
l’esercito Romano avesse il coraggio di combattere con lui. Allora il tribuno
Valerio si fa avanti intrepidamente e con modestia; si avvicinano, si fermano e
già vanno alle mani e in quel momento accade un prodigio divino: un corvo
inaspettato repentinamente accorre (in volo) e si poggia sull’elmo del tribuno
e comincia ad attaccare occhi e bocca del nemico, (si) lancia sopra, (lo)
disturba e graffia la mano dell’avversario con le unghie e (gli) disturba la
vista con le ali e in seguito volge indietro (ritorna) sull’elmo del tribuno.
In questo modo, il tribuno, mentre entrambi gli eserciti osservano, affidandosi
al suo valore e aiutato dall’azione dell’uccello, vince e uccide il ferocissimo
capo dei nemici e per questa ragione ha il soprannome di Corvino. Ciò è
accaduto nell’anno 405 dopo la fondazione di Roma. Il divino Augusto pose nel suo Foro una statua a questo Corvino. Sul capo della sua statua c’è la figura
di un corvo, ricordo dell’avvenimento e della battaglia, che abbiamo narrato.
Il mio commento
Uno dei temi più importanti di
questa versione è la rappresentazione del diverso. Infatti, già dalla presentazione dei duellanti emerge la diversità dei protagonisti: il comandante dei Galli viene rappresentato come una persona superba, arrogante e fin troppo
sicura di sé, mentre il tribuno romano viene introdotto come una persona
coraggiosa e modesta, caratteristica importante per la carica militare che
aveva. L’autore, quindi, vuole esaltare la differenza tra il classico tribuno
militare romano, intrepido condottiero, ed il barbaro, cioè lo straniero
invasore. Quest’ultimo, veniva messo sempre in cattiva luce, per acclamare il
romano, che si distingueva in quanto superiore e migliore rispetto al barbaro. Il tema del diverso emerge anche come
elemento decisivo del racconto, in quanto l’intervento divino, aiutando i più
valorosi, sostiene il tribuno romano e gli consente di vincere la battaglia contro lo straniero gallo. Diversa, quindi, è la sorte e la
benevolenza divina, che tra i due contendenti premia il tribuno, il quale,
oltre alle sue virtù fisiche e caratteriali, può contare anche sull’appoggio
degli dei.
SF