giovedì 10 marzo 2016

L'odio di Catullo deriva dal suo grande amore

Catullo, carme 8

Miser Catulle, desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.
fulsere quondam candidi tibi soles,
cum ventitabas quo puella ducebat
amata nobis quantum amabitur nulla.
ibi illa multa cum iocosa fiebant,
quae tu volebas nec puella nolebat,
fulsere vere candidi tibi soles.
nunc iam illa non vult: tu quoque impotens noli,
nec quae fugit sectare, nec miser vive,
sed obstinata mente perfer, obdura.
vale puella, iam Catullus obdurat,
nec te requiret nec rogabit invitam.
at tu dolebis, cum rogaberis nulla.
scelesta, vae te, quae tibi manet vita?
quis nunc te adibit? cui videberis bella?
quem nunc amabis? cuius esse diceris?
quem basiabis? cui labella mordebis?
at tu, Catulle, destinatus obdura.

 

Misero Catullo, smetti di impazzire,

e ciò che vedi morto, considera che è perduto.

Brillarono un tempo per te splendidi giorni,

quando andavi dove la fanciulla ti conduceva

amata da noi quanto non sarà amata nessuna.

Lì quando quei molti momenti giocosi accadevano,

che tu volevi, né lei non voleva,

brillarono veramente per te splendidi giorni.

Ora ormai quella non vuole: anche tu non volere, tu che non puoi,

non inseguire lei che fugge, non vivere infelice,

ma resisti con la tua mente ostinata, tieni duro.

Addio fanciulla, ormai Catullo resiste,

né richiederà né vorrà te che non vuoi.

Ma tu soffrirai, quando non sarai richiesta da nessuno.

Sventurata, guai a te, quale vita ti rimane?

Chi ora si avvicinerà a te? A chi sembrerai bella?

Chi amerai ora? Di chi si dice che tu sia?

Chi bacerai? A chi morderai le labbra?

Ma tu, Catullo, ostinato resisti.

 

Il carme numero 8, scritto da Catullo, è un monologo interiore che affligge l’autore. L’animo di Catullo tende a rassegnarsi, poiché si rende conto di non essere ricambiato. Allo stesso tempo egli cerca di illudersi che la sua amata in passato l’abbia amato, dimenticando che per lei la situazione sia sempre stata la stessa. Non sono mai esistiti “candidi soles” per Clodia, o perlomeno più candidi del solito. Nella prima fase dell’innamoramento, magari per Catullo le giornate dovevano essere più soleggiate di quelle in cui aveva compreso di essere uno dei tanti clienti di Clodia. Si nota la differenza del concetto d’amore tra i due: lui dice di aver voluto fortemente trascorrere la sua vita con lei, invece per esprimere la volontà dell’amata usa una litote “né lei non voleva”. Catullo prova a convincersi che resisterà, che non cadrà più nella trappola di Clodia.

Catullo - Google immagini

E nonostante si mostri arrabbiato nei suoi confronti, sorge il suo lato ancora innamorato, quando si rivolge alla ragazza con parole dolci, evidenti non soltanto nella traduzione, ma anche in latino: “bella” è espresso con l’aggettivo “bella” e non “pulchra”, anche per sottolineare che a parlare è un poeta molto giovane, che si serve di un linguaggio quotidiano. Dai versi notiamo che l’autore è in confusione, ma d’altronde dobbiamo giustificarlo: chi di noi non entra in confusione, quando è innamorato? In particolar modo in una situazione come questa. Anche l’odio che esterna nel carme è una forma d’amore. Più si ama una persona, più ci si rende conto che non la si può avere, più si odia il momento stesso, più si arriva ad odiare. È difficile pensare che si possa passare dall'amore all'odio verso una stessa persona, mentre in realtà è più semplice di quanto sembri; ami una persona per ciò che è da sola e per ciò che potrà essere insieme a te. Ecco perché cominci a odiare ciò che continua ad essere da sola senza di te. L’odio di Catullo deriva dal suo grande amore, non potrà mai superare quest’ultimo, andranno di pari passo; ma se smetti di amare una persona, smetterai di odiarla… se smetti di odiarla, la amerai ancora di più.  

F. V.

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