domenica 8 maggio 2016

Donne romane: le axitiosae, coraggiose "attiviste"

Nel VII libro del “De lingua Latina”, scritto per definire le parole utilizzate dai poeti, Varrone ci informa che le “consupplicatrices”, ovvero che le donne che supplicavano insieme, erano state chiamate “axitiosae”, che significa “quelle che agiscono insieme”. Quando fecero la loro comparsa le “axitiosae”? Si dice che fossero già presenti nel II a.C., ma precisamente entrarono in azione ancora prima, nel 272 a.C.: quel giorno vi era una riunione del Senato che si era protratta per quasi tutta la notte e che era stata organizzata per prendere una decisione importantissima e segreta. Ma una matrona, data l’ora in cui il marito e il figlio avevano fatto ritorno a casa, interrogò il ragazzo sui motivi. Quest’ultimo, però, le raccontò una bugia: il Senato aveva organizzato questa riunione così lunga, poiché non sapeva se consentire ai mariti di avere due mogli o viceversa. Di conseguenza, il giorno successivo una folla di donne invase la Curia.
"Passato prossimo" di Eva Cantarella
 
Un’altra occasione per le “axitiosae” si presentò nel 42 a.C., quando i triumviri, per sostenere le spese militari, decisero di tassare il patrimonio di millequattrocento donne. Allora queste, facendosi rappresentare da Ortensia, protestarono pubblicamente e raggiunsero il loro scopo, impedendo che quella proposta diventasse legge.
Ma qual era il giudizio dei Romani su queste “attiviste”? A volte i mariti assumevano un atteggiamento compiaciuto. Nel “Sitillitergo”, ad esempio, Plauto fa dire a un marito: “mulier est uxorcula, ut ergo novi, scio acsitiosa quam siet”, ovvero “una vera donna, la mia mogliettina, da quel che la conosco, so quanto sia un’attivista”. Ma questa doveva essere un’eccezione, perché di solito i mariti rimanevano perplessi davanti alle azioni delle “axitiosae”. Plauto scrive nell’Astraba: “acsitiosae annonam caram e vili concinnant viris”, cioè “le mogli attiviste rendono ai mariti la vita cara, piuttosto che a buon mercato”. Inoltre, Varrone ci ricorda altre espressioni che venivano utilizzate per indicare questo tipo di donne: diobolares (donne da due oboli), miraculae (mostri spaventosi), schoenicolae (profumate con aromi scadenti), strittabillae (traballanti e tremolanti), tantulae (alte una spanna), scrupipedae (sciancate).
D. B.

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