A dir poco strano è il triangolo formatosi tra Catone
Uticense (il marito), Marzia (la moglie) e Ortensio (il terzo incomodo). Un
particolare che sorprenderà sicuramente voi lettori è che i due uomini in questione si
conoscevano ed anche molto bene! Non a caso, Ortensio voleva imparentarsi con
lui, proprio per stringere i suoi rapporti d’amicizia con Catone. Quale modo
migliore di chiedere la mano della figlia, Porzia, che tra l'altro era già sposata? Fortunata ad
avere un padre che si preoccupasse del suo parere riguardo la richiesta fatta da
Ortensio, Porzia diede inizio a una breve discussione: “Tu mi fai un grave
torto, padre mio.
Se pensavi che Cresifonte fosse indegno, perché mi hai dato
in moglie a lui? E se invece era degno, perché ora vuoi costringermi a
lasciarlo, contro la mia e la sua volontà?” domandava giustamente la figlia. Ed
il padre, non poco astuto, ribattè: “In nessun caso ti faccio un torto, figlia
mia. Se Cresifonte è un uomo degno, col divorzio ti libererò dal fastidio”. La parte
del padre severo, però , non si addiceva al premuroso Catone, che risparmiò il
dispiacere alla figlia. Nel dialogo in latino, il verbo utilizzato per indicare
l’atto di dare una donna in moglie è “locare”, ossia “dare in affitto”, quasi
come se la donna fosse una concessione temporanea. Il piano di Ortensio
prevedeva che Porzia gli desse due figli, per accrescere appunto la “comunità
di figli”. L’amico non si arrende e fa un’ulteriore richiesta a Catone: la mano
di sua moglie Marzia. La risposta è la più sconcertante: il marito ha bisogno
di riflettere. Egli consultò Lucio Marzio Filippo, il padre di Marzia, che
diede il via libera, ma la donna non venne mai interpellata. Tuttavia obbedì e
nel 56 a.C. andò in sposa ad Ortensio, allora 60enne, e gli diede due figli.
Dopo sei anni, Ortensio morì e Catone riprese ciò che era suo, cioè Marzia.
Alcuni pensano che Marzia non abbia effettuato il divorzio, prima di sposare
Ortensio, aderendo così alla bigamia; altri invece pensano il contrario. Il
triangolo, che ad oggi risulta essere a dir poco singolare, a quel tempo poteva
essere normale. Anche Cesare, nemico politico di Catone, non si mostra sorpreso
dinanzi al fatto che Catone abbia dato in sposa sua moglie ad un altro uomo.
Più che altro, egli contesta che Catone abbia ripreso sua moglie per le
ricchezze che Ortensio le avesse lasciato. In sua difesa, entra in scena
Plutarco che sostiene che Catone, in quel momento, aveva bisogno di qualcuno
che si occupasse dei suoi figli e quindi della moglie, essendo impegnato nella
carriera militare con Pompeo. Restiamo a bocca aperta dinanzi a questa vicenda,
ma solo perché assolutamente inusuale ai nostri giorni.
"Passato prossimo" di Eva Cantarella |
F. V.
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