Proprio in questi giorni
mi è capitato di imbattermi in qualcosa di ben "diverso"
dall'ordinario, qualcosa che in grandi città è molto difficile incontrare,
ovvero una delle espressioni del Nulla. Non il Nulla come lo immaginano i
bambini, bensì un Niente costituito dall'impressionante uniformità delle cose
percettibili in un dato periodo. A me è capitato di averne a che fare
navigando, sulla barca di mio padre, per diciotto ore da Napoli a Salina. Dal
momento in cui le isole partenopee sono lentamente scivolate al di sotto
dell'orizzonte, questa creatura gigantesca ed immateriale ha incominciato ad
attanagliarmi i sensi; sia ben chiaro, non che non riuscissi a vedere o sentire
nulla, ma l'immutabilità di quello che percepivo faceva prendere forma a questa
impressione di Nulla che mi circondava. Fin dove il mio sguardo (un tantino
astigmatico) poteva vedere, non c'era altro che un'infinita distesa blu scuro
ed una sottile linea che la divideva da una ancor più infinita distesa azzurro
pallido, e le mie orecchie non percepivano altro che il fruscio del vento sulle
vele e il leggero scrosciare delle onde sotto la prua. Spesso chiudendo gli
occhi speravo di sentire uno dei rumori a me più familiari come un clacson
impazzito, un'imprecazione di un uomo nervoso, un pianto di neonato o una
campanella scolastica ma... niente, non percepivo niente. Decisi dunque di
trovare una soluzione che ovviasse a questo problema, che altrimenti mi avrebbe
fatto impazzire, e così mi distesi sul legno caldo della barca e rimasi lì con
l'intenzione di farmi fluire dentro questo mostro senza corpo; dopo cinque ore
di immobilità totale in dormiveglia, il rilassamento che trassi da questa
esperienza fu tale che per i due giorni successivi alla navigazione, tornato
alla normalità rumorosa e caotica delle isole, non mi riuscì di arrabbiarmi in
alcun modo, sebbene i tentativi dei miei familiari fossero stati sicuramente
degni di nota. In questi ultimi giorni infatti sto cercando di ritrovare questo
Nulla che ho perso, sotto ai massi, sulle spiagge, in fondo al mare, ma,
ovviamente, invano.
S. S.
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