venerdì 5 febbraio 2016

Diversità e vergogna

Adamo ed Eva si coprirono con le foglie quando “scoprirono” di essere nudi; e si nascosero dalla vista del loro Signore e Creatore. Non più liberi, conosciuto il male oltre il bene, provarono vergogna, disagio.
 
 
Più avanti nel tempo gli spartani preferirono uccidere i loro figli handicappati per non far vivere loro nel disagio, ma soprattutto per non mostrare in una cultura di ricerca del bello e della perfezione stilistica la creature deforme o minorata che avevano generato perché, secondo cultura, meritevoli di una punizione divina.
Vergogna. E’ una parola che accompagna spesso attraverso i secoli la diversità. Vergogna è per il dizionario “Profondo e amaro turbamento interiore che ci assale quando ci rendiamo conto di aver agito o parlato in maniera riprovevole o disonorevole…Motivo di riprovazione e disonore” e ancoraSentimento più o meno profondo di turbamento e di disagio suscitato dalla coscienza o dal timore della riprovazione e della condanna (morale o sociale) di altri per un’azione, un comportamento o una situazione, che siano o possano essere oggetto di un giudizio sfavorevole, di disprezzo o di discredito”. Riguarda il sentire di ciascuno quindi, ma in relazione con l’altro o con gli altri, o con l’omologazione sociale, o con la morale di una determinata società di appartenenza.
Ma oltre la diversità fisica, razziale, genetica di cui tutti parliamo, della cui emarginazione tutti, o quasi, ci sdegniamo, esiste una diversità storico-culturale.
L’occidente, l’Europa, l’Italia hanno una cultura diversa dall’Oriente, dal Medioriente, è diversa la storia che le ha generate.
Ma trattasi di cultura, di tradizioni, di un patrimonio. E di questa diversità ci si può vergognare? Mi riferisco alle scelte italiane fatte in occasione della visita istituzionale a Roma del presidente iraniano Rohani: coprire le statue dei Musei Capitolini che rappresentano la bellezza anche attraverso la nudità, ovvero la bellezza e l’armonia dei corpi rappresentati nella naturalità del loro esistere ed escludere il vino, altro emblema della tradizione e della cultura di questo nostro Paese, dai pranzi ufficiali.
 
Qual è il senso? Mi chiedo, ancora una volta, di questa esclusione. Quale la vergogna?
Lo sdegno internazionale è ampiamente condivisibile. E lo stupore pure. Il libero arbitrio dove è finito? Il rispetto di sé può cedere il passo all’ostentazione del rispetto di un altro? La storia, che è piena di azioni di accondiscendenze, che hanno portato tragedie all’umanità, davvero non ha insegnato nulla?
Auguriamoci che, con questi uomini che scelgono le forme di accoglienza, non dobbiamo mai venire a patti con capi di Stato cannibali... perché non oso neppure immaginare il menu!!!!
Vergogna, sì lo voglio dire io, ma lo indirizzo a chi ha fatto una scelta così scellerata da tradire le proprie origini e la propria cultura.
 
L.I.

Nessun commento:

Posta un commento