venerdì 5 febbraio 2016

Le statue coperte

Può davvero una statua millenaria, espressione di una cultura e di un tempo essere offensiva per un uomo del 21° secolo?
Una domanda quasi retorica per noi occidentali che di cultura greca e latina, di arte e plasticità abbiamo intrise ogni cellula del nostro corpo. Il nostro patrimonio anche genetico si fonda e si nutre proprio di quella ricerca del bello, dell’infinito, della libertà che non è ostentazione né impudicizia. Eppure è accaduto che qualcuno, occidentale, abbia pensato che quella cultura, quell’arte potessero offendere.
 
E’ accaduto in Italia, patria e culla dell’arte. E’ accaduto per “onorare”, dicono, la visita del presidente iraniano Rohani in Europa, prima tappa Roma. Il cerimoniale del presidente iraniano aveva chiesto che non capitasse che il presidente potesse essere fotografato in situazioni imbarazzanti o contrastanti la sua fede-cultura, compresa magari la vicinanza a statue ritraenti nudi. Ma da qui a coprirle il passaggio è davvero lungo. Ed è  ragionevolmente insostenibile. Abbiamo un patrimonio unico al mondo, abbiamo avuto la fortuna di ereditare esempi rari di ricerca della bellezza e dell’armonia. Abbiamo ricevuto proprio da quegli antenati le radici di quel pensiero libero e creativo, che per ossequio alla libertà, per rispetto della cultura fa si che i nostri rappresentanti all’estero, uomini e donne liberi, si propongano nei Paesi di cultura e tradizione diverse di volta in volta indossando il velo o la kippah, mangiando kasher o non bevendo alcool. Noi no!
Noi per ospitare e accogliere, togliamo i crocifissi dalle aule, copriamo statue millenarie, bandiamo il vino dalle nostre tavole! Ma davvero è questa l’ospitalità? Accogliere non è forse anche farsi conoscere, entrare in un dialogo leale e aperto? Cosa c’è di leale nella “copertura”, nell’omissione?
Mi sento un po’ sdegnato da questo tradimento alle radici e davvero spero che uomini Liberi e più illuminati possano in futuro restituire al mondo l’idea di un’Italia fiera del suo patrimonio. Non basta creare relazioni economiche per far crescere un Paese e soprattutto non c’è bisogno di rinnegarsi.
L. I.

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