lunedì 1 febbraio 2016

Eroi diversi

Come sappiamo, in tempo di guerra il tema del diverso e la concezione dell’altro non erano gli stessi di adesso, la Germania e l'Italia erano accecate dalla follia dei dittatori e le leggi razziali non lasciavano scampo ai “diversi”.

Gino Bartali all’epoca compie un gesto che non può essere definito di stampo patriottico, in quanto egli salva centinaia di ebrei e non di suoi connazionali, nemmeno ne trae guadagno, lui rischia la vita per salvarne altre che, se anche “diverse”, erano pur sempre vite umane.

Molti non avrebbero avuto il coraggio di mettersi così tanto in pericolo, egli infatti, pur essendo famoso tanto da essere riconosciuto per strada, rischia tutto per aiutare quegli 800 bambini ebrei, infatti lo fa come gesto di pura umanità. Questo tipo di gesti in una società come la nostra avvengono di rado, anche perché quasi tutti pensano al guadagno personale e non ad aiutare gli altri per il solo piacere di farlo e per dovere morale, in quanto siamo tutti umani anche se spesso “diversi”. Bartali fa quello che fa da anonimo, non si fa pubblicità, infatti il suo gesto eroico viene scoperto molti anni dopo . Molto spesso oggi i grandi sportivi fanno gesti per aiutare gli altri come donazioni o atti di beneficenza, ma sono sempre sotto i riflettori e finiscono per diventare meri gesti propagandistici che comunque portano loro vantaggio. Quello che uno sportivo o un qualunque grande personaggio famoso può e dovrebbe fare è di utilizzare la propria fama internazionale per spingere la gente a capire i bisogni delle persone nel mondo o per far avere alla gente il coraggio di fare qualcosa che da sola non farebbe mai. Non dimenticherò mai l’atto con cui il grande pugile Muhammad Alì fece alzare un grido in America, per metà di appoggio, per metà di disprezzo. Egli decise infatti di non andare in guerra, dovette così pagare 10000 dollari di multa e dovette anche scontare 3 anni in carcere perdendo ogni suo titolo, motivò la sua decisione dicendo al mondo che ascoltava: “I vietcong, contro cui dovrei combattere e per mano dei quali dovrei morire non mi hanno fatto nulla, mentre i bianchi sotto casa mi chiamano “Sporco negro”, così ora io decido di rimanere qui e combattere loro e nessun altro”.
 
Dopo quella dichiarazione, un numero sempre maggiore di uomini di colore in America decisero di non partire.
Molti meriti vanno anche a tutti quei personaggi famosi che oggi sono il volto dell’Unicef e grazie ai quali sono state fatte centinaia di donazioni, essi come Alì e Bartali non hanno guadagno ma fanno qualcosa per fare sì che anche coloro che vengono considerati “diversi” possano vivere come ogni uomo dovrebbe poter fare.
Svegliamoci la mattina sapendo che aiutare gli altri per quanto “diversi” è un bene! Scopriamo cosa sia il dono del dare senza ricevere, facciamo del nostro mondo terra di tutti: bianchi, neri, cristiani, ebrei, musulmani, occidentali ed orientali!
E se questo può voler dire rischiare, facciamolo senza pensare perché il grazie che riceveremo sarà migliore di qualsiasi ricompensa! Se è vero che l’ uomo è alla costante ricerca della felicità, ricordiamoci che sono questi i gesti che ci rendono realmente felici!
Ayn Rand disse: “Siamo tutti fratelli sotto la pelle, e io vorrei spellare l’ umanità per dimostrarlo”.

 
S.S.

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