domenica 3 aprile 2016

Un giorno al Colosseo: il prestigio dei gladiatori

In questo brano, relativo al prestigio dei gladiatori, si evince chiaramente l’importanza che essi avevano all’interno della società. Erano eroi ed esempi per il popolo romano, sebbene disprezzabili per la loro provenienza e per il loro ceto, poiché preservavano intatte le antiche virtù che gli antenati avevano da sempre tramandato, ma che nell’ultimo periodo dell’impero si erano perse, come: fortitudo, disciplina, constantia, patientia, contemptus mortis, amor gloriae e cupido victoriae.
 
Molto interessante è la testimonianza che Cicerone ci lascia sui gladiatori. Infatti, per quanto li disprezzasse, li considerava superiori ai suoi avversari politici, poiché i primi non vacillavano né si presentavano vili davanti alla morte o alla sconfitta, al contrario dei secondi che erano da lui considerati i più grandi esempi di viltà e vergogna. 
All’epoca, infatti, l’ammirazione per gli eroi nelle arene era affiancata al loro disprezzo e, come ci riporta Tertulliano, autore cristiano che scrive durante gli ultimi secoli dell’impero, crea grandissima incoerenza nel popolo. Citando le esatte parole di Tertulliano in traduzione, il popolo “amava quelli che condannava e disprezzava gli stessi che applaudiva”. 
In questo stato di incoerenza è particolarmente sorprendente come però alcuni autori e gran parte della popolazione, non solo di ceto basso, appoggiassero i gladiatori. Tra questi Seneca, che li dipinge quali uomini d’onore che secondo il loro giuramento servono lealmente il loro padrone e  riescono perfino a guadagnarsi fama all’interno dell’arena con la loro forza, con il loro valore e con il loro zelo, rendendoli addirittura esempi per gli uomini saggiImparando dal nostro passato e dai nostri predecessori, forse anche noi potremmo aprire gli occhi all’ammirazione perfino di coloro che spesso ricevono solamente amaro disprezzo. 
 
S. S.

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