Adamo ed Eva si coprirono con le foglie quando “scoprirono” di
essere nudi; e si nascosero dalla vista del loro Signore e Creatore. Non più
liberi, conosciuto il male oltre il bene, provarono vergogna, disagio.
Più avanti nel tempo gli spartani preferirono uccidere i loro
figli handicappati per non far vivere loro nel disagio, ma soprattutto per non
mostrare in una cultura di ricerca del bello e della perfezione stilistica la
creature deforme o minorata che avevano generato perché, secondo cultura,
meritevoli di una punizione divina.
Vergogna. E’ una parola che accompagna spesso attraverso i
secoli la diversità. Vergogna è per il dizionario “Profondo e amaro
turbamento interiore che ci assale quando ci rendiamo conto di aver agito o
parlato in maniera riprovevole o disonorevole…Motivo di riprovazione e
disonore” e ancora “Sentimento più o meno profondo di turbamento e di disagio suscitato
dalla coscienza o dal timore della riprovazione e della condanna (morale o
sociale) di altri per un’azione, un comportamento o una situazione, che siano o
possano essere oggetto di un giudizio sfavorevole, di disprezzo o di discredito”.
Riguarda il sentire di ciascuno quindi, ma in relazione con l’altro o con gli
altri, o con l’omologazione sociale, o con la morale di una determinata società
di appartenenza.
Ma
oltre la diversità fisica, razziale, genetica di cui tutti parliamo, della cui
emarginazione tutti, o quasi, ci sdegniamo, esiste una diversità
storico-culturale.
L’occidente,
l’Europa, l’Italia hanno una cultura diversa dall’Oriente, dal Medioriente, è
diversa la storia che le ha generate.
Ma
trattasi di cultura, di tradizioni, di un patrimonio. E di questa diversità ci
si può vergognare? Mi riferisco alle scelte italiane fatte in occasione della
visita istituzionale a Roma del presidente iraniano Rohani: coprire le statue
dei Musei Capitolini che rappresentano la bellezza anche attraverso la nudità,
ovvero la bellezza e l’armonia dei corpi rappresentati nella naturalità del
loro esistere ed escludere il vino, altro emblema della tradizione e della
cultura di questo nostro Paese, dai pranzi ufficiali.
Qual è
il senso? Mi chiedo, ancora una volta, di questa esclusione. Quale la vergogna?
Lo
sdegno internazionale è ampiamente condivisibile. E lo stupore pure. Il libero
arbitrio dove è finito? Il rispetto di sé può cedere il passo all’ostentazione
del rispetto di un altro? La storia, che è piena di azioni di accondiscendenze,
che hanno portato tragedie all’umanità, davvero non ha insegnato nulla?
Auguriamoci
che, con questi uomini che scelgono le forme di accoglienza, non dobbiamo mai
venire a patti con capi di Stato cannibali... perché non oso neppure immaginare il
menu!!!!
Vergogna,
sì lo voglio dire io, ma lo indirizzo a chi ha fatto una scelta così scellerata
da tradire le proprie origini e la propria cultura.
L.I.
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