Oggi abbiamo letto, tradotto e commentato dei passi tratti dal "De bello Gallico" di Cesare e dalla "Germania" di Tacito, sul ruolo della donna nella società germanica. Continuate a seguirci per leggere i commenti e le riflessioni dei nostri ragazzi sui brani:
Cesare nel VI libro del “De bello
Gallico”, parlando delle abitudini dei Germani, ci dice che la loro purezza e
semplicità si denota anche dal fatto che le donne, quando si lavano al fiume,
siano ricoperte di poche pelli e lascino il corpo quasi totalmente nudo.
21. Intra annum vero vicesimum
feminae notitiam habuisse in turpissimis habent rebus; cuius rei nulla est
occultatio, quod et promiscue in fluminibus perluuntur et pellibus aut parvis
renonum tegimentis utuntur magna corporis parte nuda.
Al contrario,
considerano il frequentare una donna prima del ventesimo anno d’età tra le cose
più vergognose; e di questo non c’è nessun occultamento, poiché sia si fanno il
bagno promiscuamente nei fiumi, sia si servono di pelli o di corte pellicce,
lasciando nuda gran parte del corpo.
Tacito invece analizza con maggiore dovizia di particolari il ruolo della donna
nella società germanica: il quadro presentatoci dallo storico evidenzia, come
aveva già accennato Cesare, la purezza d’animo e la grande moralità delle donne
dei Germani.
Evidentemente Tacito vuole
condannare, attraverso la descrizione delle donne germaniche, la corruzione
morale di molte donne romane (nel caso di Cesare, Cleopatra, e nel caso di
Tacito, Agrippina).
Si assiste così ad un capovolgimento dei ruoli: ora sono i Germani ad essere
superiori ai Romani.
Basta analizzare il capitolo 20:
20. Nec virgines festinantur; eadem
iuventa, similis proceritas: pares validaeque miscentur, ac robora parentum
liberi referunt. Heredes tamen
successoresque sui cuique liberi, et nullum testamentum.
Non hanno fretta di far
sposare le ragazze; esse hanno lo stesso vigore giovanile dei maschi, e simile
la statura: prendono marito quando hanno la medesima prestanza del loro
compagno, e i figli rinnovano la forza dei genitori. Tuttavia gli eredi dei
beni e i successori sono i propri figli, e non hanno alcun testamento.
Le donne non hanno solo il
compito di accudire i propri figli, si rivelano d’aiuto anche in battaglia,
poiché corrono in aiuto dei mariti e rappresentano dunque la sintesi perfetta
fra la Lucrezia di Tito Livio, fedele al marito fino alla fine, e le Sabine,
che si lanciano tra le schiere mostrando il proprio petto, proprio come le
donne Germaniche.
8.
Memoriae proditur quasdam acies
inclinatas iam et labantes a feminis restitutas constantia precum et obiectu
pectorum et monstrata comminus captivitate, quam longe inpatientius feminarum
suarum nomine timent. Inesse quin etiam sanctum aliquid et providum putant, nec
aut consilia earum aspernantur aut responsa neglegunt.
Si sa di certi eserciti incerti e già sul punto di ripiegare
riorganizzati dalle donne attraverso la costanza delle preghiere, opponendo il
loro petto e il fantasma dell'imminente
schiavitù, che temono con assai maggiore insofferenza più per le loro donne che
per loro stessi. Ritengono anzi che nelle donne vi sia qualcosa di
inviolabile e di provvidenziale, non osano sottovalutare i loro consigli o
trascurare i loro responsi.
Nell’ultimo passo, Tacito riporta
un dettaglio che a prima vista sembrerebbe confermare l’arretratezza culturale
dei Germani, ma che, visto dai lettori romani, diventa un valore positivo.
Stiamo parlando dell’impossibilità per le donne Germaniche di recarsi agli
spettacoli pubblici.
19. Ergo saepta pudicitia agunt,
nullis spectaculorum inlecebris, nullis conviviorum inritationibus corruptae. Litterarum
secreta viri pariter ac feminae ignorant.
Pertanto vivono in una riservata pudicizia, non corrotte né dalle
lusinghe degli spettacoli né dalle provocazioni dei convivi. Le donne sono analfabete
[ignorano i segreti delle lettere] proprio come gli uomini.
Ovidio, infatti, aveva detto che
le donne romane erano solite frequentare spettacoli e banchetti e che proprio in queste circostanze, per i giovani romani, doveva essere molto semplice trovare l'amore.
19.
Paucissima in tam numerosa gente
adulteria, quorum poena praesens et maritis permissa: abscisis crinibus nudatam
coram propinquis expellit domo maritus ac per omnem vicum verbere agit;
publicatae enim pudicitiae nulla venia: non forma, non aetate, non opibus
maritum invenerit.
In una popolazione tanto numerosa sono rarissimi
gli adulteri, la cui punizione è immediata ed è affidata ai mariti: il marito,
tagliati i capelli (della moglie) e denudatala, alla presenza dei parenti la
viene cacciata di casa e poi frustata per ogni strada; non c'è infatti alcun
perdono per chi ha perduto l'onore: non varrà né la bellezza, né l'età, né le
ricchezze per trovare un marito.
Ora, Tacito si sofferma a riportare la situazione germanica circa il matrimonio
e l’adulterio, che è in netto contrasto con quello che accade a Roma, infatti:
Sic unum accipiunt maritum quo modo unum corpus unamque vitam, ne ulla
cogitatio ultra, ne longior cupiditas, ne tamquam maritum, sed tamquam
matrimonium ament.
Un solo marito
ricevono così come hanno un solo corpo e una sola vita, perché il loro pensiero
non vada oltre e non si prolunghi il desiderio e perché amino non tanto il
marito, bensì il matrimonio.