martedì 8 marzo 2016

La donna nella società germanica

Oggi abbiamo letto, tradotto e commentato dei passi tratti dal "De bello Gallico" di Cesare e dalla "Germania" di Tacito, sul ruolo della donna nella società germanica. Continuate a seguirci per leggere i commenti e le riflessioni dei nostri ragazzi sui brani:


Cesare nel VI libro del “De bello Gallico”, parlando delle abitudini dei Germani, ci dice che la loro purezza e semplicità si denota anche dal fatto che le donne, quando si lavano al fiume, siano ricoperte di poche pelli e lascino il corpo quasi totalmente nudo. 

21. Intra annum vero vicesimum feminae notitiam habuisse in turpissimis habent rebus; cuius rei nulla est occultatio, quod et promiscue in fluminibus perluuntur et pellibus aut parvis renonum tegimentis utuntur magna corporis parte nuda.
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Al contrario, considerano il frequentare una donna prima del ventesimo anno d’età tra le cose più vergognose; e di questo non c’è nessun occultamento, poiché sia si fanno il bagno promiscuamente nei fiumi, sia si servono di pelli o di corte pellicce, lasciando nuda gran parte del corpo.


Tacito invece analizza con maggiore dovizia di particolari il ruolo della donna nella società germanica: il quadro presentatoci dallo storico evidenzia, come aveva già accennato Cesare, la purezza d’animo e la grande moralità delle donne dei Germani.

Evidentemente Tacito vuole condannare, attraverso la descrizione delle donne germaniche, la corruzione morale di molte donne romane (nel caso di Cesare, Cleopatra, e nel caso di Tacito, Agrippina).
Si assiste così ad un capovolgimento dei ruoli: ora sono i Germani ad essere superiori ai Romani.
Basta analizzare il capitolo 20:

20. Nec virgines festinantur; eadem iuventa, similis proceritas: pares validaeque miscentur, ac robora parentum liberi referunt.  Heredes tamen successoresque sui cuique liberi, et nullum testamentum.

Non hanno fretta di far sposare le ragazze; esse hanno lo stesso vigore giovanile dei maschi, e simile la statura: prendono marito quando hanno la medesima prestanza del loro compagno, e i figli rinnovano la forza dei genitori. Tuttavia gli eredi dei beni e i successori sono i propri figli, e non hanno alcun testamento.

Le donne non hanno solo il compito di accudire i propri figli, si rivelano d’aiuto anche in battaglia, poiché corrono in aiuto dei mariti e rappresentano dunque la sintesi perfetta fra la Lucrezia di Tito Livio, fedele al marito fino alla fine, e le Sabine, che si lanciano tra le schiere mostrando il proprio petto, proprio come le donne Germaniche.

8. Memoriae proditur quasdam acies inclinatas iam et labantes a feminis restitutas constantia precum et obiectu pectorum et monstrata comminus captivitate, quam longe inpatientius feminarum suarum nomine timent. Inesse quin etiam sanctum aliquid et providum putant, nec aut consilia earum aspernantur aut responsa neglegunt.


Si sa di certi eserciti incerti e già sul punto di ripiegare riorganizzati dalle donne attraverso la costanza delle preghiere, opponendo il loro petto e il fantasma dell'imminente schiavitù, che temono con assai maggiore insofferenza più per le loro donne che per loro stessi. Ritengono anzi che nelle donne vi sia qualcosa di inviolabile e di provvidenziale, non osano sottovalutare i loro consigli o trascurare i loro responsi.

Nell’ultimo passo, Tacito riporta un dettaglio che a prima vista sembrerebbe confermare l’arretratezza culturale dei Germani, ma che, visto dai lettori romani, diventa un valore positivo.
Stiamo parlando dell’impossibilità per le donne Germaniche di recarsi agli spettacoli pubblici.


19. Ergo saepta pudicitia agunt, nullis spectaculorum inlecebris, nullis conviviorum inritationibus corruptae. Litterarum secreta viri pariter ac feminae ignorant.


Pertanto vivono in una riservata pudicizia, non corrotte né dalle lusinghe degli spettacoli né dalle provocazioni dei convivi. Le donne sono analfabete [ignorano i segreti delle lettere] proprio come gli uomini.

Ovidio, infatti, aveva detto che le donne romane erano solite frequentare spettacoli e banchetti e che proprio in queste circostanze, per i giovani romani, doveva essere molto semplice trovare l'amore.
19. Paucissima in tam numerosa gente adulteria, quorum poena praesens et maritis permissa: abscisis crinibus nudatam coram propinquis expellit domo maritus ac per omnem vicum verbere agit; publicatae enim pudicitiae nulla venia: non forma, non aetate, non opibus maritum invenerit. 

In  una popolazione tanto numerosa sono rarissimi gli adulteri, la cui punizione è immediata ed è affidata ai mariti: il marito, tagliati i capelli (della moglie) e denudatala, alla presenza dei parenti la viene cacciata di casa e poi frustata per ogni strada; non c'è infatti alcun perdono per chi ha perduto l'onore: non varrà né la bellezza, né l'età, né le ricchezze per trovare un marito.

Ora, Tacito si sofferma a riportare la situazione germanica circa il matrimonio e l’adulterio, che è in netto contrasto con quello che accade a Roma, infatti:

Sic unum accipiunt maritum quo modo unum corpus unamque vitam, ne ulla cogitatio ultra, ne longior cupiditas, ne tamquam maritum, sed tamquam matrimonium ament.

Un solo marito ricevono così come hanno un solo corpo e una sola vita, perché il loro pensiero non vada oltre e non si prolunghi il desiderio e perché amino non tanto il marito, bensì il matrimonio.

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