Catullo, carme 72
Dicebas quondam solum te nosse
Catullum,
Lesbia, nec prae me velle tenere
Iovem.
dilexi tum te non tantum ut
vulgus amicam,
sed pater ut gniatos diligit et
generos.
nunc te cognovi: quare etsi
impensius uror,
multo mi tamen vilior et levior.
qui potis est, inquis? quod
amantem iniuria talis
cogit amore magis, sed bene velle
minus.
Una volta dicevi che tu conoscevi solo Catullo,
o Lesbia, e che al posto mio non avresti voluto avere (neanche) Giove.
Allora ti amai non tanto come il volgo (ama) un’amica,
ma come un padre ama i figlio ed i generi.
Adesso ti ho conosciuta: perciò, anche se brucio intensamente,
tuttavia mi (sei) più vile e più leggera.
Com’è possibile, rispondi? Perché una tale offesa
costringe ad amare di più, ma a voler bene di meno.
Questo carme mi ha colpito molto, non tanto per la costruzione delle
parole, quanto per il messaggio che il povero Catullo vuole lasciare a Clodia.
Egli infatti dice espressamente di amarla, ma non è un amore normale, bensì è
l’amore che solo un padre può provare per i figli e parenti, quell’amore vero, sincero.
Ma la cosa più importante è che lui, nonostante tutte le offese, le promesse
non mantenute, il trattamento ricevuto da comune "cliente", ami Clodia ancora più di
prima.
Un altro aspetto che mi ha fortemente colpito, è che l’autore non si
arrende mai, nonostante sappia benissimo che quello è un amore “impossibile”, continua
ad amare Clodia e farà sempre di tutto pur di stare con lei.
Questa, a mio avviso, è la definizione più vera in assoluto della
parola “amore”, un "parolone" che al solo pensiero
intimidisce tutti, me compreso, ma è un sentimento che ti porta a
fare cose folli - vedi Catullo - che non ci si aspetterebbe mai.
L’amore regala
sensazioni che, se vissute, portano via su di un altro pianeta, un universo
parallelo in cui c’è solo la persona che amiamo; ogni attimo insieme è d’oro e va sfruttato al
meglio, niente e nessuno è più importante, perché lei colma ogni necessità.
Questo è l’amore, ed io lo sto imparando in questo periodo della mia vita,
leggendo questo folle d’amore, che scrive cose profonde, ed anche questa è la
bellezza del Liceo Classico e di questi “frammenti di carta da quattro soldi”,
così definiti erroneamente da molti, parole che ti permettono di capire il vero valore di
questi sentimenti che a volte minimizziamo, per pigrizia o altre stupide
motivazioni che caratterizzano il nostro secolo.
Concludo dicendo che oggi parliamo molto di globalizzazione, progresso,
etc... quando poi non siamo ancora in grado di capire a fondo questi sentimenti,
e l’unica soluzione è proprio leggere questi scritti di questi autori che,
seppur banali all’apparenza, riescono a cogliere l’essenza dell’esistenza.
S. F.
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