Del libro “Un giorno al Colosseo”, come capitolo da leggere,
ho scelto “Il destino dei cadaveri dopo lo spettacolo”. Parla della fine che
fanno i corpi degli uomini e degli animali dopo gli spettacoli, quando il
Colosseo si svuota e ovunque l’aria è impregnata di morte.
Ovviamente dopo
tutti i combattimenti c’è una grande massa di corpi da eliminare. La cosa più
facile da fare sarebbe stato un grande rogo di massa in città, ma sarebbe stato
troppo pericoloso. La seconda opzione era quella di trasportare su un carro
tutti i cadaveri e successivamente buttarli in una fossa comune, ma lo Stato
voleva mantenere la differenza tra le classi sociali anche dopo la morte, per
questo era impossibile depositare nella stessa fossa di un gladiatore il corpo
di un individuo ucciso nelle esecuzioni di mezzogiorno. Ecco perché esistevano
i “collegia”, un insieme di famiglie che donavano contributi per la sepoltura
dei loro cari. Il destino più crudele che potesse avere un cadavere era quello
di non essere sepolto, infatti se su un corpo non venivano lanciati almeno tre
pugni di terra, allora il morto era costretto a rimanere con l’anima nel mondo
dei vivi. L’assenza di sepoltura era destinata a coloro che avevano ucciso un
membro della loro famiglia. Chi si era macchiato di omicidio, non legato alla
propria famiglia, da morto era destinato ad essere gettato nel fiume Tevere.
Per il popolo era un modo per liberarsi di tutto quello che era legato
all’omicida. Molti imperatori hanno subìto la stessa fine, come Vitellio nel 69
ed Eliogabalo, condannati dal popolo. Alcuni cadaveri poi, dicono che siano stati
dati in pasto alle belve, come spesso faceva Caligola in mancanza di cibo, e
non solo lui. Tra tutti i gladiatori, solo pochi potevano avere una meritata
cerimonia di sepoltura. Venivano unti con degli olii e lasciati riposare su un
letto, ricoperti di fiori, successivamente venivano cremati e la cenere era
sepolta. Erano gladiatori che avevano guadagnato e avevano fatto guadagnare
molto al proprio padrone. I cristiani invece, poiché si rifiutavano di
partecipare al culto dell’imperatore, venivano accusati delle più gravi colpe e
condannati ad una morte che distruggeva la loro speranza della resurrezione del
corpo. Il loro corpo veniva infatti tagliati in pezzi, alcuni arti venivano
sbranati dai cani, altri seppelliti, altri ancora bruciati in modo che la
cenere potesse essere sparsa ovunque.
Molti erano anche gli animali morti dopo gli spettacoli e
quelli inferiori ai 90 Kg venivano trasportati insieme ai corpi destinati al
fossato. Gli animali morti dopo la caccia nell’arena, invece, venivano dati in
pasto agli animali addestrati per lo spettacolo. Il resto veniva lasciato nel
Colosseo. Si formava così una massa enorme di animali morti, che dava vita a
varie malattie. Dovevano perciò cercare un modo per sbarazzarsene. Il più
facile era dare al popolo la carne di questi animali. Gli aristocratici, gli
artigiani e i commercianti non avrebbero mai accettato questo tipo di carne,
perché la classe sociale a cui appartenevano non glielo permetteva, e inoltre
avevano abbastanza denaro per comprare carne abitualmente. Il popolo invece era
così povero che ogni mese l’Impero distribuiva gratis sacchi pieni di grano,
che superavano di poco i 30 Kg, oltre al vino e all’olio. Per questo il popolo
era ben contento di poter ricevere questa carne. Però il metodo di guadagnare
la carne di questi animali morti dopo lo spettacolo non si basava sulla
filosofia del “chi primo arriva meglio alloggia”. Durante lo spettacolo,
infatti, venivano lanciate sugli spalti delle palline di legno con un numero;
alla fine dello spettacolo, le persone si recavano al banco e ognuno ritirava
il premio corrispondente al proprio numero, in modo che né il più furbo né il
più forte avessero la possibilità di accaparrarsi il pezzo migliore. Era anche,
forse, per questa distribuzione di cibo che il popolo amava i giochi del
Colosseo.
Non capisco e non capirò mai come tutta questa violenza
(caratteristica principale degli spettacoli del Colosseo) potesse tanto
interessare. Non credo infatti che guardare più persone uccidersi tra loro o
uccidere altri animali possa essere piacevole o addirittura divertente.
A. L.
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