Diventare gladiatore significava appartenere a una familia
gladiatoria, alla quale si affidava la propria vita attraverso un giuramento
solenne, cioè il sacramentum. I gladiatori si consacravano alle divinità dell’Ade,
poiché queste ultime decidevano se accoglierli o meno nel loro regno. Essi
inoltre giuravano sotto costrizione, perché erano il più delle volte schiavi
che si segnalavano per la loro abilità nel duellare. Non tutti però venivano
costretti, c’era anche chi lo faceva spontaneamente dopo aver stipulato un
patto con il lanista. In questo patto venivano stabiliti i periodi in cui
dovevano esibirsi e soprattutto il loro compenso. Durante il periodo in cui
venivano affidati al lanista, i gladiatori vivevano all’interno di una caserma,
dormivano in una cella e mangiavano in una mensa comune. Esistevano sicuramente
più di cento scuole in tutto l’Impero, le più famose sono quelle di Nimes,
Pergamo e Arle.
A Roma ne ricordiamo tre, che erano gestite dai procuratores. Il
direttore del ludus magnus, la scuola più importante di Roma, guadagnava fino a
200.000 sesterzi l’anno. Esse si trovavano nelle vicinanze del Colosseo per
facilitare gli spostamenti, le altre scuole invece erano gestite dai lanisti
privati. Le tre scuole a Roma erano il “Ludus Dacicus”, il “Ludus Gallicus” e
il “Ludus matutinus” in cui venivano addestrati i gladiatori che avrebbero combattuto con le
belve feroci. I gladiatori erano seguiti e curati ovviamente da medici molto preparati, tra cui Galeno, il più
importante dell’epoca. I novicii, cioè quelli ammessi che risultavano
idonei, erano preparati a combattere dai lanisti. Se ci immedesimiamo nella vita di Roma
antica, possiamo paragonare la figura del gladiatore a quella di un moderno calciatore,
in quanto rappresentava una sorta di
idolo in cui il pubblico si immedesimava, inoltre i gladiatori guadagnavano moltissimo
denaro ed erano una fonte di investimento per i procuratores, come accade oggi per le
squadre di calcio nei confronti dei giocatori.
EGJP
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